Felino 11 – Il Cinema-Teatro Comunale

Felino 11 – Il Cinema-Teatro Comunale

Il cinema-teatro fu iniziato nel 1938 e portato a termine nella primavera di tre anni dopo. Il comune contava allora 5244 abitanti, di cui 2111 risiedevano nel capoluogo. Oltre alle attività agricole stagionali, essi trovavano lavoro nelle dieci fabbriche di pomodoro, nei quattro laboratori per la lavorazione e la stagionatura delle carni suine, nella fabbrica di laterizi di San Michelino, nello stabilimento per la fusione e la lavorazione del rame al Maglio e in un’officina per la costruzione di macchinari per le industrie alimentari.

Il numero dei disoccupati rimaneva comunque alto e le opere pubbliche erano un’attesa occasione di occupazione per la manodopera sovrabbondante.

La costruzione del cinema si era resa necessaria dopo che, nel 1936, la Società di Mutuo soccorso, sorta nel 1869 per tutelare i soci più bisognosi in assenza di previdenze statali, si era sciolta ed aveva ceduto al comune tutti i suoi fabbricati e la sede del sodalizio per destinarla ad asilo infantile.

In essa esisteva un salone che era stato affittato al P.N.F. e veniva utilizzato per adunate e proiezioni cinematografiche.

Destinando tutto l’edificio ad asilo, il comune rimaneva privo dell’unico locale per riunioni e inattivata giaceva la macchina per il cinema sonoro del valore di 20.000 lire circa. Gli appassionati, per seguire gli spettacoli cinematografici, allora tra i passatempi più apprezzati, erano perciò costretti a recarsi a Sala Baganza o a Parma, con dispendio di tempo e di denaro.

Quando si trattò di decidere l’ubicazione del fabbricato, si vagliarono le diverse possibilità: fu chiesto al dott. Lodovico Gambara un appezzamento di terreno, possibilmente prospiciente la piazza Walter Branchi o in subordine, lungo il viale che conduceva alla stazione tranviaria, ma si ebbe una risposta negativa.

Neppure il signor Giuseppe Bracchi acconsentì a vendere una parte del suo terreno vicino alla scuola elementare.

Positive furono invece le trattative col signor Giuseppe Cortesi, che già aveva ceduto la terra per l’edificazione del nuovo municipio nel 1931. Fu pattuito l’acquisto di un’area di mq, 1560, relativamente vicina alla piazza, sulla pedemontana per Pilastro, al costo di L.10 al metro quadrato.

All’ingegnere Luigi Conti fu affidato l’incarico di redigere il progetto dal podestà cav. Alfredo Ceci, che ne deliberò l’approvazione il 7 agosto 1937: era prevista l’edificazione di una sala composta di platea e gradinate, con la capienza complessiva di 414 posti a sedere, da completare all’esterno con una pista di pattinaggio e un’area per le proiezioni all’aperto. Nella direzione dei lavori gli furono affiancati i geometri Ettore Bonardi e G. Battista Trevisi.

La spesa preventiva, escluso l’impianto di riscaldamento e il rivestimento delle pareti interne, da fare in un secondo momento, fu di L.167.483.17: 21.000 lire erano state stanziate all’articolo 98 bis del bilancio per l’esercizio in corso, L. 66.000 sarebbero state concesse attraverso un mutuo della Cassa di Risparmio e le restanti 80.483.17 avrebbero gravato sui bilanci del 1938 e 39.

Attraverso una licitazione privata furono commissionati i lavori all’impresa Gino Ughi, che il 12 agosto ne accettò la formale consegna con l’impegno di dedicarvi 130 giorni consecutivi, decorrenti da quella data, e di concluderli perciò il 29 dicembre dello stesso anno. Probabilmente anche per ragioni meteorologiche i tempi non vennero rispettati, inoltre alcune difficoltà insorsero nella fase esecutiva: le fondamenta dovettero, per ragioni di staticità, raggiungere una profondità superiore a quella prevista e fu necessario procedere alla fabbricazione di capriate giunte, perché non esisteva in commercio legname della lunghezza di m. 14,60.

Questo procurò un aumento dei costi, già lievitati nell’anno intercorso tra l’approvazione del progetto e l’inizio della sua realizzazione.