San Michele Gatti

San Michele Gatti

Questa amena frazione del Comune di Felino, nella prima metà del secolo scorso, era sede di un’attiva fornace, molto rinomata per la produzione di mattoni, tegole, foratoni e tavelle, che sorgeva sulla sponda destra del Baganza, in via Calestano.

La materia prima arrivava dalla cava di Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente, dove, con piccone e mine, veniva estratta la creta secca, caricata poi su carrelli a cassone e trasportata da una lunga funicolare che sovrastava il corso d’acqua.

Nei primi tempi nella fornace la creta grezza veniva sminuzzata con la zappa, bagnata e, una volta malleabile, era pigiata coi piedi sino ad essere ridotta in poltiglia. Poi veniva trasportata su un bancone e successivamente piazzata negli stampi, da cui usciva in forma di mattone o di coppo fatto a mano. Successivamente il lavoro era svolto con appositi macchinari

Qui rimaneva fino a quando non era completamente essiccato. Quindi gli operai, con le carriole, trasportavano il materiale dall’aria aperta ai forni, dove veniva cotto. In attesa poi degli acquirenti, molto numerosi, sostava nella vasta area cortilizia.

Le consegne erano fatte con camion, ma per il trasporto in città si sfruttava la linea tranviaria, da cui erano stati derivati binari che giungevano all’interno della fabbrica.

Dal 1916 al 1918 il complesso della fabbrica di laterizi fu trasformato in laboratorio pirotecnico, per i locali il Piro: era adibitoalla produzione di razzi per segnalazioni belliche e per l’illuminazione di vaste zone di operazioni militari.

Nel momento di massima attività vi lavoravano oltre mille uomini. Disponeva anche di un efficiente servizio sanitario, di servizi postali propri, di telefono e telegrafo.

Nel luglio1918 il Pirotecnico ebbe l’onore di una visita del re Vittori Emanuele III. Si ricorda ancora un simpatico aneddoto relativo a quella giornata: l’autista dell’auto nera che lo trasportava, arrivato a San Michele Tiorre, aveva chiesto indicazioni sulla strada da seguire.

Gli rispose un contadino che si offrì di accompagnarli, visto che andava da quelle parti. Salito in auto con loro, cominciò a lamentarsi perché aveva i tre figli in guerra e mancava di aiuto per il lavoro nei campi. Il re allora chiese il nome e il recapito dei figli e, dopo pochi giorni, il maggiore tornò a casa in licenza.

Grande fu la sua emozione per il desiderio esaudito nientemeno che dal re.