Felino 12 – Il mulino Boschi

Felino 12 – Il mulino Boschi

La decisione dei mugnai di chiudere i mulini fu accolta anche a Felino con rabbia e disperazione. Nessuno di loro aveva ritirato la licenza, i mulini rimanevano inattivi e col primo giorno del 1869 i felinesi, ormai a corto di scorte di farina di frumento e di mais, non sapevano come fare. Verso sera, a San Michele, si sentirono suonare a distesa, insolitamente per l’ora, le campane di Panocchia: molti uscirono nelle strade per cercare di capire e, da improvvisate staffette, vennero a sapere che da Parma a Lesignano stavano dilagando le proteste e alcuni mugnai erano stati costretti a mettere in moto le macine.

Così, alcuni contadini armati di badili e forconi, pretesero e ottennero dal mugnaio spaventato di macinare un po’ di frumento.

Eccitati dal risultato vennero a Felino, si diressero all’abitazione del campanaro che, assonnato, dovette aggrapparsi con forza alla fune della campana maggiore, tirando giù dal letto gran parte dei felinesi, che, sapute le nuove, si recò al mulino dei fratelli Boschi intimando di aprire e macinare, senza tassa, quel po’ di grano che avevano con sé. Il segretario comunale Finetti, chiamato dai Boschi, invitò i convenuti alla calma, ricordando che la responsabilità non era dei mugnai, ma della legge e invitò tutti a rientrare per ragionare con calma l’indomani. La maggior parte seguì il consiglio, ma i più esagitati decisero di andare a sobillare i Salesi. Intanto il brigadiere e due carabinieri di Sala si erano mossi per incontrare i dimostranti e cercare di riportare la calma. Ma alcuni tra i più esagitati non vollero sentir ragioni: aggredirono il brigadiere tentando di disarmarlo, mentre un altro lo colpiva con un’arma da taglio. Il brigadiere perse i sensi e i due carabinieri facendosi largo a colpi di baionetta, riuscirono a rientrare in caserma, trascinando il superiore ferito. Tra i dimostranti due persero la vita per le ferite riportate.